Studioso di fama internazionale, Paolo Graziosi (1906-1988) è stato il maggior esponente italiano negli studi di arte preistorica del Novecento. Nel 1939 la sua carriera universitaria ebbe inizio a Pisa con l'incarico per l'insegnamento di Antropologia presso la Facoltà di Scienze, per passare nel 1944, da docente ordinario, presso l'Università di Firenze, dove trascorse tutta la sua esistenza.
Nel 1946 progettò e organizzò, insieme a Gaetano Pieraccini, il Museo Fiorentino di Preistoria, che per scelta accademica rimase fino al 1975 aperto solo agli studiosi.
Nel 1953 fondò la prestigiosa Rivista di Scienze preistoriche e l'anno successivo, a seguito dell'accentramento nella sede romana dell'Istituto Italiano di Paleontologia Umana, fondò a Firenze l'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, la più autorevole Associazione nazionale di studiosi e ricercatori nelle discipline paletnologiche.
Nella ricerca privilegiò lo studio dei segni artistici dell'uomo preistorico: a lui si deve, infatti, la più organica sistemazione dell'arte preistorica in Italia, pubblicata nel 1978 e la distinzione tra prvincia mediterranea e provincia franco-cantabrica.
Sceso nel Salento nel 1925, giovane studente al seguito di Gian Alberto Blanc negli scavi di Grotta Romanelli, strinse amicizia fraterna con Decio de Lorentiis, sostenendolo e incoraggiandolo nelle successive scelte che portarono alla nascita della struttura museale magliese. Partecipò a diverse ricognizioni sul territorio e studiò tutti i documenti d'arte preistorica che si andavano scoprendo.
Paolo Graziosi a 19 anni e Pasquale de Lorentiis all'ingresso di
Grotta Romanelli; Archivio del Museo.
Del Museo, non solo caldeggiò la nascita, ma fu assiduo frequentatore e sostenitore scientifico, contribuendo alla sistemazione e all'approfondimento scientifico delle sezioni che si andavano man mano formando.
Fu Decio de Lorentiis, nel 1970, a comunicargli la sensazionale scoperta che il Gruppo Speleologico Salentino aveva appena realizzato presso Grotta dei Cervi di Porto Badisco, invitandolo a realizzare ciò che oggi è lo studio esemplare del più grande complesso artistico neolitico esistente in Europa, confluito nella sua monumentale pubblicazione del 1980, frutto di 10 lunghi anni di appassionato e silenzioso lavoro.
Verso la fine degli anni 70 caldeggiò personalmente e a lungo, presso la famiglia Conte, la donazione dei calchi dell'arte parietale di Grotta Romanelli, sui cui segni, una volta giunti nel Museo, si riprometteva, con Decio De Lorentiis, un programma di studio analitico, purtroppo mai realmente avviato a causa principalmente dell'avanzata età di entrambi.
Tornò per l'ultima volta in Grotta dei Cervi nel settembre del 1983, in occasione di una campagna di scavi condotta dall'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria; ad attenderlo sul sito vi era Decio de Lorentiis e, nel gruppo di scavo, l' allora giovane specializzanda in preistoria, Medica Assunta Orlando, attuale direttore del Museo Civico di Maglie.