Indietro

Se non sono maoisti non li vogliamo

Dal Tempo d’oggi

15 gennaio 1975

anno II n. 2

La biblioteca dai cosiddetti benpensanti è considerata luogo di corruzione dei giovani.

Covo di maoismo e scuola di politica estremista.

Tutte e due le formule sono largamente di moda nella nostra città per definire oggi la biblioteca comunale. Una vale l'altra. Ma nulla dicono né l'una né l'altra. Formule senza senso, vuote di significato, ma cariche di proterva, insolente accusa, che vengono da certi supercensori chiusi nella crisalide di una sterile cultura, che, quando non è proprio pigra e sonnolenta, si mette sia pure in buona fede, al servizio di chi ha interesse che nulla cambi non dico nella facciata (che è intoccabile) ma neppure all'interno della nostra vita comunitaria, di chi ha interesse che le vecchie istituzioni galleggino sempre, come splendide ninfee sulla verdastra superficie stagnante di un comodo conservatorismo.

Ma ora è giunto il momento di parlarci chiaro, di dare alle cose il loro giusto valore, il loro esatto significato, di dare alle persone i loro reali meriti o demeriti se è necessario, ora occorre che si dica crudamente la verità.

Se tra le « indicazioni di sviluppo » della nostra antica biblioteca leggo che negli ultimi diciassette anni, dal 1958 al 1974, i volumi e gli opuscoli sono aumentati da 6819 a 25.088, se leggi specialmente che le « presenze per letture e per conversazioni » sono paurosamente salite da 319 a 10.366, deduco soprattutto che negli ultimi quattro anni la presenza dei giovani in biblioteca è in continuo aumento, che è innegabile che il loro interesse a frequentarla è altissimo.

Ma questo fatto abbastanza eloquente a molti non è gradito, perché, com’è sempre stato, l'interesse per la cultura è interesse da rivoluzionari, perché la discussione di attuali problemi politici o non politici è ovviamente critica del potere, è, poiché nella biblioteca si fa lievitare la cultura, si fa politica e, quindi, si tratta del potere.

Quello che non è gradito è soprattutto il fatto che i giovani nella biblioteca più che a leggere provino piacere a ritrovarsi, a riunirsi intorno ad un tavolo, a discutere i loro problemi, i problemi di oggi; quello che dà fastidio è che la bibliotecaria perda il suo tempo a fare da moderatore, a dire... persino il suo punto di vista... « che è fazioso, partigiano, propagandistico, cioè... di sinistra ».

Nella biblioteca - a quanto mi risulta - ci sono giovani politicizzati e giovani non politicizzati, giovani, anche universitari, che hanno delle loro idee ben precise e giovani che vanno per essere informati, ma sempre vigili nell'accettare o nel respingere criticamente l'informazione.

Si dice che i giovani subiscano nella biblioteca influenze deleterie, come se i giovani si presentassero nella sala della biblioteca nella candida veste dei catecumeni per ricevere il battesimo della « cultura politicizzata ».

Questo problema della cultura dei giovani è un problema estremamente serio: chi, qui a Maglie come altrove, presumesse di liquidarlo con formule stereotipate, ingannerebbe solo se stesso, esprimendo dispettosa contrarietà per una situazione, per una realtà di fatto, che preferirebbe ignorata.

La situazione socio-culturale oggi è cambiata, certe idee sono state di gran lunga superate, tra una generazione e l’altra oggi c'è un abisso.

Non è certo la bibliotecaria che forgia i giovani nella fucina... del maoismo!

Anzi a questo punto sarebbe bene chiedersi come e quanto la bibliotecaria dia ai giovani e li trasformi, e quanto invece essi i giovani coi loro discorsi, con le loro istanze diano e trasformino, giorno per giorno, modi di vedere e di pensare della bibliotecaria.

I giovani, che la biblioteca frequentano con interesse, vanno lì per trovare una persona, che avendo una discreta cultura, ha pure infinita pazienza, disponibilità, umiltà, amicizia fraterna e filiale, quotidiano senso del sacrificio, soddisfazione di donare il meglio di sé: questo cercano e trovano i giovani nella bibliotecaria, che scopre a sua volta il piacere di conversare coi giovani proprio nel piacere di rieducare continuamente, quotidianamente se stessa.

In quest'opera continua di orientare, di indirizzare, di suggerire, di stimolare, di incoraggiare non c’è neppure l'ombra - credetemi - di una... speculazione politica. La speculazione se mai la fa chi teme questo modo di familiarizzare la cultura.

I giovani hanno bisogno di guide mature, evolute, vogliono amici sinceri, competenti, informati, disponibili.

Perciò, invece di lanciare ingiuste ed infamanti accuse, auguriamoci piuttosto che questa cultura da borghese e classista diventi sempre più popolare, che sia mezzo di elevazione morale e sociale delle classi operaie della nostra Maglie.

A Maglie la biblioteca - e qui non temo smentite - è diventato il servizio sociale più importante e più utile di tutti.

Rispetto alle fortune del passato noi magliesi abbiamo perduto tanto; oggi almeno abbiamo guadagnato in questo vasto interesse dei giovani per la cultura, e non è poco.

Non si dimentichi che questo problema della cultura dei giovani è un vasto e complesso problema che va meditato e risolto; a meno che da parte di alcuni politici non si voglia considerare pure la biblioteca - come di recente è stato fatto con l'Arci - un feudo extraterritoriale, a meno che non si voglia continuare ad accusare la bibliotecaria di faziosa propaganda politica.

E’ in tal caso alla poveretta non rimarrebbe altro che ricorrere alla difesa di un novello Platone, che le faccia l'apologia, perché... corrompitrice di giovani.

Emilio Panarese

Commenti
URL di Trackback:

Nessun commento. Vuoi essere il primo.