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Le fasi finali del Paleolitico e l'Arte preistorica

 

Il Paleolitico superiore ha inizio 45 mila anni fa circa, nel pieno della glaciazione wurmiana, con la comparsa dell’uomo moderno, l’ Homo sapiens.

Nel Salento egli stabilì importanti sedi di rientro in cavità naturali poste in situazioni di dominio di ampie aree pianeggianti, come le grotte presso la Baia di Uluzzo e Grotta Romanelli presso Castro, utilizzandole abitualmente nei periodi climatici in cui gli era possibile l'accesso.

Grotta Romanelli è stata la prima cavità in Italia a documentare industrie del Paleolitico superiore e il suo studio resta fondamentale soprattutto nelle ricostruzioni dei quadri ambientali, faunistici e umani delle ultime fasi del Paleolitico.

Il suo spesso deposito comprende due differenti orizzonti antropici, nettamente separati tra loro da un orizzonte stalagmitico. L'orizzonte antropico più antico, denominato "a terre rosse" appartiene al Paleolitico medio, mentre il più recente, "a terre brune", è riferibile al cataglaciale wurmiano e quindi alle ultime fasi del Paleolitico superiore caratterizzato dagli orizzonti industriali dell'Epigravettiano (15-10 mila anni).

 

 

 

In questo periodo l'Uomo sostituì il suo corredo di strumenti litici con altri di dimensioni estremamente ridotte e per questo definiti industrie microlitiche o romanelliane. Si tratta di puntine, strumenti a dorso e soprattutto piccoli grattatoi prevalentemente circolari, che spesso non superano il centimetro di lunghezza, la cui lavorazione denota il grado di perizia raggiunto dall'Uomo nell'attività di scheggiatura della pietra. Le loro dimensioni erano funzionali alle nuove strategie di caccia rivolta ora ad animali di media e piccola taglia, piuttosto che alla grande fauna a elefanti, rinoceronti, buoi selvatici che avevano in tempi precedenti popolato l'ampia pianura costiera, emersa nel pieno della glaciazione e che si apriva appena sotto la Grotta.

 

Con l'avvio dei primi periodi di disgelo, questa pianura venne, infatti, rioccupata gradualmente dal mare con lunghi bracchi lagunari, ricchi ora di fauna avicola: gru islandiche, colombi artici, pinguini del nord, ecc. per la cui cattura erano più adatti strumenti di piccole e piccolissime dimensioni.

Nelle ore che trascorreva nella grotta l'uomo si dedicava ad altre attività, tra cui spicca quella "artistica". Incisioni, graffiti e pitture sulle pareti delle grotte (arte parietale), su pietre, ciottoli e ossa piatte o scolpite come piccole statuine su osso o pietra (arte mobiliare) segnano nel Paleolitico superiore l'avvio di una delle più peculiari inclinazioni dell'Uomo: la comunicazione rappresentativa della propria sfera spirituale ed ideologica.

 
Ancora una volta, Grotta Romanelli è stata la prima località italiana a restituire manifestazioni artistiche risalenti a questo periodo. Le sue pareti furono ricoperte da motivi seminaturalistici incisi, come un grosso bovide trafitto da zagaglie e un uomo intento a tendere l'arco, ma anche da disegni astratti realizzati con incisioni ovalari e fitte trame di linee graffite, ritrovate anche su pietre e ciottoli.

La chiara differenza stilistica e tecnica tra queste rappresentazioni e quelle espresse nelle grotte della Francia e della Spagna, ha fatto pensare a una differente "corrente artistica" che si sviluppò prevalentemente in Italia e sulle coste del Mediterraneo: da qui la denominazione Arte Mediterranea.

Le piccole statuine femminili esulano da queste denominazioni, essendo presenti in aree ben più vaste delle due regioni artistiche appena citate. Realizzate in osso, avorio e pietra esse, infatti, sono documentate in tutta l’Europa e sebbene con alcune varianti tipologiche, tutte collegate da un solo filo conduattore: l'accentuazione degli elementi femminili legati alla maternità, non a caso vengono anche denominate Veneri del Paleolitico. In Italia ne sono state trovate 19, di cui due nel Salento, per l'appunto nella Grotta delle Veneri a Parabita.


Per approfondire:

M. A. Orlando, L'Alca. Città di Maglie. Guida al Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia, Maglie, 2003.

F. Fabbri, E. Ingravallo, A. Mangia (a cura di), Grotta Romanelli nel centenario della sua scoperta (1900-2000), Atti Convegno, Castro 6-7 ottobre 2000, Galatina, 2003.

R. Grifoni-Cremonesi, Grotta delle Veneri. Le veneri, in E. Ingravallo (a cura di), La Passione delle Origini. Giuliano Cremonesi e la ricerca preistorica nel Salento, Catalogo Mostra, Lecce, 1997.

P. Graziosi, L'arte preistorica in Italia, Firenze, 1973.

 

 

 

 

 

 

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