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Età dei Metalli e Società protostoriche

 

Con la fine del Neolitico termina il lungo periodo della Preistoria propriamente detta ed ha inizio la Protostoria, o Età dei Metalli, che comprende l’Età del Rame o Eneolitico o Calcolitico (parte centrale del III millennio a.C.), l’Età del Bronzo (ultima parte del III-II millennio a.C.), suddivisa in Bronzo Antico, Medio, Recente e Finale, e l’Età del Ferro, che nelle regioni meridionali dell’Italia, interessate dalla precoce ripresa dei rapporti con il mondo ellenico, si concluderà alla fine dell’VIII secolo a.C. Segnato da fondamentali progressi come l’introduzione della metallurgia e la comparsa delle prime forme di scrittura, ancora una volta, nel Vicino e Medio Oriente già nel V e IV millennio a.C., in questo complesso, articolato e lungo periodo si collocano le grandi Civiltà del Mediterraneo, dalla Civiltà sumera a quella egiziana, dalla Civiltà minoica a quella micenea. In Italia, l’avvento e il successivo sviluppo dell’ Eneolitico sembra caratterizzarsi da diversi fermenti culturali che, frantumando in aspetti regionali l’apparente omogeneità espressa nel Neolitico, conduce velocemente a rapidi e radicali cambiamenti in tutte le sfere della vita dell’uomo e in particolare in ambito sociale, in cui si assiste al passaggio dalle società agricole verso società pastorali di tribù guerriere.

 

 

 

 

Nel Salento, già con il declino della Civiltà neolitica, compaiono nuove tipologie funerarie e nuove ceramiche, che se da un lato presentano ancora blandi legami con le ceramiche dell’orizzonte di Diana-Bellavista, dall’altro rimarcano la loro originalità con nuove tipologie vascolari, come l’orciolo a collo rigonfio e le ciotole a colletto cilindro-convesso, e in nuovi stili decorativi, eseguiti a graffito sottile, a stralucido e a solcature. Individuato negli anni ’80 del Novecento da Giuliano Cremonesi, questo aspetto prende il nome di facies Zinzulusa, dalla grotta omonima, e viene collocato nella prima metà del III millennio a.C.

 

 

La circolazione del metallo prende avvio piuttosto tardi nel territorio salentino; rari oggetti sono stati recuperati in ambito funerario a partire dalla seconda metà del III millennio a.C., in cui si assiste al diffondersi di tombe collettive in cavità naturali o scavate nella roccia, come la necropoli di Grotta Cappuccini di Galatone, della facies di Laterza-Cellino San Marco. Comparsa ancora in ambiente "culturale" eneolitico, e caratterizzata da una documentazione esclusivamente sepolcrale, questa facies archeologica, senza apparenti cesure, si evolve e matura nella prima età del Bronzo (XXIII-XVIII sec. a.C.), recependo da altri territori elementi innovativi, mutuati spesso su forme ceramiche ancora legate alla tradizione precedente.

Con la Media età del Bronzo, il Salento e tutte le coste dell'Italia meridionale saranno progressivamente coinvolte in un dialogo duraturo e ricco di impulsi innovativi con le genti elleniche della Civiltà Micenea.

Sorgono lungo le coste villaggi racchiusi da mura difensive e destinati ad avere una lunga durata, come Roca Vecchia, Otranto, Santa Maria di Leuca e Porto Cesareo; gli spazi interni all'abitato divengono sempre più differenziati e organizzati con aree di residenza e aree "artigianali", mentre nuclei di abitati minori si dispongono su direttrici viarie che collegano il territorio interno con la costa, dove avvengono i contatti con i naviganti micenei.

 

Tra l'ultima parte del Bronzo medio (seconda metà del XV sec. a.C.) fino a tutto il Bronzo finale (XI-X sec. a.C.), il Salento conosce un progresso economico e culturale, a cui certamente hanno contribuito i rapporti amicali e commerciali con il mondo egeo. Le popolazioni indigene apprendono dalle genti micenee la coltivazione dell'olivo e della vite, l'uso del tornio per lavorare la ceramica; compaiono nei villaggi costieri matrici in pietra e resti di antiche fucine per la fusione del metallo, oggetti fittili e in osso collegati ai finimenti dei cavalli e a carri e abitazioni con spazi interni articolati e ingresso a piccolo portico. In tutto il meridione italiano si sviluppa un artigianato specializzato che imita le più evolute e raffinate ceramiche micenee, per produrre grandi dolii per derrate e vasi da mensa, la cossiddetta ceramica italo-micenea e, accanto a questa, una produzione originale, che preannuncia le ceramiche geometriche successive, non a caso è indicata con il nome di ceramica protogeometrica iapigia, la più antica ceramica dipinta dopo quella neolitica. Alla fine dell'età del Bronzo, il declino della Civiltà micenea e gravi tensioni interne al territorio, porteranno al ridimensionamento di questa società: solo pochi abitati continueranno a vivere, come Otranto, ma ridurranno notevolmente l'area abitativa e il controllo del territorio, mentre altri interromperanno la loro vita, fino alla ripresa dei contatti con il mondo greco, tra la fine del IX e gli inizi dell'VIII sec. a.C.

 

Per approfondire:

G. Cremonesi, Osservazioni su alcuni aspetti dell'eneolitico del versante adriatico, in Atti Daunia III, pp. 35-44, 1984.

G. Cremonesi, Note sul primo Eneolitico salentino, in RicStBr, XXII, pp. 23-44, 1979.

E. Ingravallo, Grotta Cappuccini (Galatone), tra eneolitico e primo bronzo, Galatina, 2002.

M. A. Orlando, Strutture abitative e cultura materiale nell'abitato dell'età del Bronzo di Otranto, in Strutture e modelli di abitati del Bronzo tardo da Torre Castelluccia a Roca Vecchia, a cura di M. Gorgoglione, pp. 205-225, Manduria, 2002.

M. A. Orlando, Attestazioni di tipo miceneo nel Salento meridionale durante l'Età del Bronzo, in I Greci in Terra d'Otranto, a cura di F. D'Andria e M. Lombardo, pp. 39-49, Galatina, 1999.

M. A. Orlando, The Final Bronze Age in the Salento. Settlements and Territory, in Atti XIII Congr. Intern. UISPP 1996, Sez. XI-Posters, Forlì, 1998.

M. A. Orlando, Cavallino, in La passione dell'Origine. Giuliano Cremonesi e la ricerca preistorica nel Salento, a cura di E. Ingravallo, pp. 270-282, Lecce, 1997.

M. A. Orlando, Punta Meliso e il basso Salento nel quadro del Bronzo recente e finale, in L'età del Bronzo lungo il versante adriatico pugliese, a cura di F. Radina, Atti Seminario Studi, 26-28 maggio, Taras XV,2, pp. 501-511, Bari, 1995.

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